Rinasce il grande cerro di Amatrice

Abbattuto dal forte vento nel 2021, dopo aver resistito al terremoto del 2016, il secolare Cerro di Galloro di Amatrice torna nella frazione di Sant’Angelo grazie all’associazione “Patriarchi della Natura”. Quel gigante arboreo che troneggiava sull’abitato di Sant’Angelo di Amatrice aveva resistito alle intemperie e alle tante offese subite nel tempo. Con i suoi sette metri di circonferenza era il Cerro monumentale più grande d’Europa e dal 1400 dominava la conca di Amatrice, in provincia dell’Aquila, cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, ma le intemperie dell’estate 2021 hanno vinto la sua resistenza e lo hanno fatto crollare a terra come un colosso stremato dalle forze della natura. Sotto le sue fronde i pastori abruzzesi hanno inizialmente cucinato la Gricia e non ancora l'Amatriciana, perché Cristoforo Colombo doveva ancora scoprire l'America e il pomodoro non era ancora stato importato. Quando il gigantesco Cerro è rovinato a terra con un forte boato, gli abitanti di Sant’Angelo hanno voluto recitare un rosario fra quegli enormi arti di legno privi di vita a pochi passi dai ruderi della vicina Chiesa campestre di Galloro, distrutta anch’essa dal sisma del 2016. Ma il destino ha voluto che nel 2020, i soci dell’associazione “Patriarchi della Natura” in visita al grande Cerro riuscissero a raccogliere alcune ghiande rimaste a lungo sotto la neve; da queste è nato il piccolo cerro, allevato con amore come un bambino perché il suo corredo genetico è alquanto prezioso data la sua discendenza. Una volta cresciuto l’associazione Patriarchi ha voluto riportarlo alle sue origini, donandolo alla piccola comunità di Sant’Angelo, attraverso la A.I.P.S associazione “Amici Insieme per Sant'Angelo in Amatrice” che lo hanno messo a dimora sullo stesso territorio dove cresceva suo padre, il Cerro di Galloro. Questa azione è un importante segnale di rinascita per l’intera comunità di Amatrice, per la memoria e l’identità di un territorio, ed è la prova di come un gesto di amore possa superare anche l’estinzione di una pianta preziosa. L’Associazione Patriarchi della Natura (www.patriarchinatura.it) persegue la tutela del patrimonio ambientale e culturale del territorio attraverso i "patriarchi arborei", testimoni dello stato di salute del pianeta, della conservazione della biodiversità, della bellezza del paesaggio e della valorizzazione della civiltà rurale italiana. Gestisce un archivio dati di oltre 13.000 patriarchi arborei d'Italia che viene periodicamente aggiornato ed implementato. Le piante a maggior rischio di estinzione sono state riprodotte a scopo di ricerca e conservazione, perché gli alberi monumentali ci sembrano immortali, ma anche i giganti prima o poi ci abbandonano.