Donazione semi Vavilov

In questo anno ricorre il novantesimo della morte di Nicolaj Vavìlov il grande genetista russo che per primo ha studiato i centri di origine delle piante coltivate e mise a punto la prima banca genetica di cereali, legumi, ortaggi che furono conservati per anni, evitando il rischio di estinzione di parte del cibo che ancora oggi utilizziamo.

Abbiamo ritenuto che questa fosse l'occasione giusta, grazie anche alla collaborazione di Lora Guerra e di Julia Penchina che ha consegnato personalmente all'Istituto Vavìlov di San Pietroburgo alcuni campioni di semi di alberi monumentali italiani, veri e propri patriarchi arborei che hanno dimostrato nei secoli e millenni di saper resistere alle avversità climatiche e parassitarie; quindi per questo noi riteniamo che siano le piante del futuro capaci di aiutarci a combattere meglio i cambiamenti climatici.

Oltre ai semi del più grande cipresso italiano, piantato da San Francesco a Verucchio (Rimini) nel 1223 e del platano millenario di Curinga che vive presso un monastero basiliano, abbiamo donato anche i semi di una specie ortiva: l’atreplice a foglia larga, il progenitore degli spinaci, recuperato in Romagna da un nostro socio negli anni Novanta.
Per questi motivi auspichiamo che questi pochi semi, che saranno conservati nelle banche genetiche di San Pietroburgo, possano essere l'inizio di una collaborazione, nel nome del grande ricercatore Nikolay Vavilov che abbiamo sempre ammirato per il suo immenso lavoro di ricerca e per la sua lungimiranza nel saper conservare semi dal patrimonio genetico straordinario. Ma non tutti conoscono questo grande ricercatore senza il quale oggi molte varietà che ci forniscono il cibo potrebbero essere estinte; nel 1925, a San Pietroburgo, egli fondò un istituto per conservare i campioni di germoplasma che nelle sue esplorazioni individuava affinché essi potessero essere la base del futuro miglioramento genetico del frumento e di tante altre specie. Nasceva così la prima banca del germoplasma al mondo, oggi è il Vavìlov Research Institute of Plant Industry di San Pietroburgo (VIR). Oggi l'istituto è organizzato in 9 dipartimenti e può contare su 12 stazioni di ricerca, da Krasnodar (sul Mar Nero) a Vladivostok (sul Mar del Giappone). Essendo una personalità multiforme Vavìlov è rimasto affascinato dalla cultura italiana, dall'archeologia a Virgilio, dai vari paesaggi della penisola alle viti maritate viste in Umbria. Il suo riferimento professionale preferito era però l'esperto di ecologia agraria imolese Girolamo Azzi (1885-1969) che aveva ben descritto i climi in cui si coltivava il frumento in tutto il mondo e tra l’altro parlava la lingua russa. Auspichiamo inoltre che quanto fatto in Italia dalla nostra associazione con la "Rete dei Frutteti della Biodiversità" possa considerarsi un nodo della rete mondiale delle banche genetiche e un piccolo esempio di centro della biodiversità arborea come quelli ben più importanti studiati da Vavìlov.