L’ agricoltura di qualità per la salute delle persone e dell’ambiente

L’impegno dell’associazione Patriarchi della natura per recuperare e far conoscere gli alberi da frutto del passato che rappresentano anche le varietà resilienti e utili a un futuro sostenibile. Nel quadro di una più generale salvaguardia degli ecosistemi attraverso scelte sane a tavola

 
 
 

La questione alimentare è di fondamentale importanza nel mondo se pensiamo che produciamo a livello globale cibo che potrebbe sfamare circa 12 miliardi di persone, mente alcuni miliardi di individui soffrono la fame o sono denutriti. Siamo alle prese con i grandi numeri: quota di popolazione in aumento, esigenze alimentari non paragonabili con quelle di un tempo, la specializzazione del lavoro che comporta la necessità di disporre di derrate alimentari per chi non le produce personalmente (lavoratori dell’industria, del terziario etc.).

Come trovare una via di mezzo che consenta, da un lato di disporre di grandi quantità alimentari e dall’altro di salvaguardare la qualità attraverso un’agricoltura fondata sui vantaggi della biodiversità, su pratiche agricole non invasive, tali da rispettare l’ambiente anzi migliorarlo?

 

Il costo sociale del cibo spazzatura

Il rischio è che si divida la comunità fra quelli capaci di sostenere i costi dei cibi di qualità relegando i più al ruolo di consumatori di cibo spazzatura la cui produzione peraltro crea forte impatto sull’ambiente. Il cibo che costa poco al consumatore, generalmente costa molto alla società, sia in termini di danni ambientali che di danni alla salute del consumatore. Inoltre l’agricoltura industriale è organizzata in modo che il prodotto passi da più mani (filiera lunga) e ciò fa lievitare il prezzo al punto che alla produzione il costo è bassissimo e non remunerativo del lavoro del produttore, ma il costo del prodotto finale al consumatore lievita enormemente e ciò è dovuto ai vari passaggi e alla speculazione degli intermediari.

 

 

Paradossalmente, al fine di conservare mercati di sbocco all’estero, le arance costano meno in Germania, rispetto all’Italia dove vengono prodotte. Per contro l’agricoltura tradizionale, di qualità e ambientalmente sostenibile, può andare incontro a esigenze salutistiche mettendo a disposizione alimenti di qualità organolettica nettamente superiori rispetto a quelli provenienti da monocolture. Ciò fa sì che i cibi di qualità abbiano un costo maggiore ma il consumatore deve tenere presente che se acquista cibo da agricoltura locale e di qualità favorisce l’economia del suo territorio e garantisce un maggior benessere biologico personale.

Il cibo, indispensabile per la nostra vita può essere più o meno sostenibile, infatti le nostre scelte alimentari decidono il futuro dell’ambiente e l’assetto del paesaggio.

 

La nostra specie è onnivora, come dimostrano la dentatura e l’intestino. Ma riorientare la dieta verso le fibre vegetali salvaguardia la salute e l’ambiente

 

Onnivori per natura

Anche a tavola possiamo tutelare la nostra salute e salvaguardare il pianeta. Tutte le scelte che ogni giorno compiamo, non solo quelle legate al cibo, finiscono per incidere sull’ambiente.  Se teniamo ben presente questo concetto, forse possiamo impegnarci per attuare scelte più consapevoli: ad esempio scegliendo prodotti del nostro territorio, di stagione e di qualità possiamo combattere il degrado ambientale, in quanto permettiamo ai nostri agricoltori di continuare a produrre e presidiare il nostro paesaggio.

Se l’uomo moderno dedicasse più tempo al cibo e alla sua preparazione, utilizzerebbe tutta una gamma di alimenti più ampia che favorirebbero l’agricoltura sostenibile e l’ambiente, evitando di insistere con certi consumi come la solita carne, che si presta a una rapida cottura.

Analizzando le caratteristiche fisiologiche dell’uomo ci accorgiamo che non è un carnivoro, ma dovrebbe consumare sia cereali che ortaggi, frutti e semi mentre la carne dovrebbe essere saltuaria. Anche il nostro intestino ci indica questo, come pure la nostra dentatura, diversa da quella dei carnivori.

 

 

Continuare a consumare cibo di origine animale in gran quantità può produrre danni alla salute umana e a quella del pianeta. Secondo gli esperti della FAO nel mondo il settore degli allevamenti (bovini, suini, ovini, avicoli, ecc.) che rappresenta il 40% dell’intera produzione agricola, produce più gas serra rispetto al sistema mondiale dei trasporti (il 18% contro il 14%). Questo problema sarà sempre più grave se pensiamo all’aumento della popolazione mondiale e all’aumentato benessere di intere fasce di popolazione che prima non avevano accesso ai cibi più ricchi come la carne.

 

Cambiare dieta per risanare il Pianeta

Con il semplice mutamento della nostra dieta possiamo dare un contributo importante al risanamento della terra e alla creazione di un mondo migliore per i nostri figli. Il consumo su vasta scala di cibi di origine animale è causa di problemi come: squilibrata utilizzazione delle risorse, consumo di cereali come foraggio anziché per l’alimentazione umana (più della metà della produzione di cereali nel mondo è ad uso zootecnico, mentre milioni di esseri umani muoiono di fame), aumento del consumo di combustibili fossili, con tutti i problemi che ne derivano come effetto serra e polveri sottili nelle città, riduzione della fertilità dei suoli e conseguente erosione degli stessi, uso massiccio di pesticidi, inquinamento delle falde idriche, distruzione dei polmoni verdi come le foreste tropicali per produrre pascoli che durano solo pochi anni per lasciare spazio alla desertificazione. Riconsiderare il cibo e i prodotti tradizionali, la stagionalità delle produzioni, le ricette che utilizzano al meglio i cereali, i legumi del nostro territorio, fare largo uso di frutta e verdura le cui fibre mantengono pulite le pareti del nostro intestino è il modo migliore per tutelare la nostra salute e anche quella dell’ambiente.

Quale educazione per nutrirsi meglio

L’educazione all’uso del cibo dovrebbe partire dalle scuole.  E’ un concetto giusto fino all’ovvietà che l’educazione e alimentare debba coinvolgere anche il bambino, senza con ciò forzare a una dieta severa un soggetto nel quale dominano molto il gusto rispetto al ragionamento. Occorre quindi iniziare l’opera educativa fin dalla scuola primaria,  sgombrando il terreno dall’utilizzo del cosiddetto “cibo spazzatura” di cui purtroppo la pubblicità è veicolo di grande diffusione e poiché i giovani passano molte ore davanti alla Tv ovviamente diventano facili prede della pubblicità ingannevole, perché nasconde sotto le apparenze attraenti, la povertà organolettica di quanto propone.

Sarebbe necessario che nell’ambito dello studio delle scienze naturali i programmi, i libri di testo e gli operatori scolastici convergano in modo esplicito e sistematico sull’educazione alimentare sulla base di certezze biochimiche. Un’attenzione particolare dovrebbe essere rivolta ancor più ai prodotti agroalimentari di qualità, come quelli biologici e biodinamici, di stagione e possibilmente del proprio territorio, evitando così costi energetici che gravano sulla collettività e sull’ambiente naturale aumentando le emissioni di gas serra. Uno dei problemi più diffusi fra i bambini e gli adolescenti che provoca proprio in ambito scolastico difficoltà di convivenza con gli altri e profitto, è costituito dai cosiddetti bambini iperattivi: la responsabilità di questo alterato comportamento che influisce sulla condotta e sul rendimento scolastico, è stata a più riprese attribuita ad alterazioni metaboliche dovute all’uso di alimenti molto energetici e privi di molecole di sostegno (vitamine, sali minerali).

Non è un caso che siano in forte aumento in genere e anche fra i bambini il numero di soggetti che soffrono di intolleranze e allergie alimentari, anche se viene riconosciuta anche una componente dovuta all’inquinamento ambientale.

 

Il grande poeta e scrittore Tonino Guerra
Il grande poeta e scrittore Tonino Guerra

Come sosteneva  il mio amico, il grande poeta Tonino Guerra: “Ognuno di noi si lega in modo ferreo ai sapori dell’infanzia”. Quindi noi “mangiamo l’infanzia” quando ritroviamo i sapori che abbiamo provato da piccoli. Diventa perciò fondamentale che i giovani conoscano i sapori dei prodotti del loro territorio perché non si può tutelare ciò che non  si conosce.

La conoscenza è l’elemento fondamentale perché ci possa essere la tutela dello straordinario patrimonio di biodiversità alimentare che abbiamo in Italia ma che rischiamo di perdere per sempre. 

Valorizzare i Patriarchi da frutto

Nel settore delle antiche varietà fruttifere ho lavorato, insieme all’associazione Patriarchi della Natura, per recuperare e far conoscere i patriarchi da frutto del nostro passato che sono i frutti del futuro perché resilienti e capaci di resistere alle avversità climatiche e parassitarie,  non avendo bisogno di apporti chimici, mantenendo pulito l’ambiente e la nostra salute. Oltre a far conoscere i sapori dei frutti dimenticati abbiamo riprodotto quei patriarchi a maggior rischio di estinzione, ottenendo i gemelli degli alberi più longevi. Questo lavoro seppur molto più modesto, può essere paragonato in qualche modo a quanto è stato fatto alle isole Svalbard nella grande banca genetica riparata dal permafrost. Ma lì si conservano i semi di cereali, legumi, ortaggi, cioè i figli, mentre nei giardini della biodiversità da me progettati dal 2010 conserviamo i gemelli dei patriarchi arborei da cui è possibile ottenere i figli, cosa non possibile nella Svalbard Global Seed Vault dove si conserva materiale genetico da cui non otterremo mai i genitori.

Scrive per noi

Sergio Guidi
Sergio Guidi
Sergio Guidi, agronomo ed esperto di biodiversità, ha ideato e cura la Rete dei Frutteti della Biodiversità, la prima in Italia, nata per conservare il germoplasma delle specie agrarie e forestali a rischio di estinzione, riproduce le specie e varietà a maggior rischio di erosione genetica a scopo conservativo e per l’implementazione della rete. Si occupa di ambiente, agricoltura e alimentazione naturale. E’ autore di numerose pubblicazioni e collabora con ISPRA per la realizzazione della collana di quaderni sui “Frutti dimenticati e biodiversità recuperata”. È presidente dell’associazione
Patriarchi della Natura in Italia che si occupa della tutela e valorizzazione degli alberi monumentali italiani.

articolo