Su Rai1 il Platano di Curinga, candidato Albero Europeo 2021

L’Associazione Patriarchi della Natura sta cercando di salvare il dna del Platano di Curinga

Ci troviamo di fronte a un vero gigante della natura: oltre alle colossali dimensioni questo singolare platano ha una conformazione bizzarra, ancorato su un piccolo poggio in pendio, e con le radici in parte fuori terra ricorda quasi una piovra marina.

Ad esso viene attribuita un’età millenaria, ma è più probabile si tratti di diverse centinaia di anni. L’albero presenta una grande cavità alla base, che può contenere alcune persone, e rami contorti che formano un’ampia chioma. Per poterlo visitare occorre raggiungere il paese di Curinga e da qui dirigersi verso monte in direzione dell’Eremo di Sant’Elia Vecchio, di origine bizantina ma passato ai carmelitani nel 1632, che dista circa 1,5 km; qui giunti occorre lasciare l’auto e scendere a piedi lungo un sentiero, segnalato da un cartello di legno.

Percorse poche centinaia di metri si sarà in vista del patriarca arboreo. Il monastero di Sant’Elia Vecchio fu eretto nel 1062, divenne eremo prima dell’arrivo dei carmelitani e si configura come un unicum per i resti della sua chiesa con grande abside quadrangolare e rotonda, caratterizzata nella parte alta da una cupola in pietra che richiama l’architettura armena.

La presenza del platano orientale nel Mezzogiorno d’Italia è ben nota ed è largamente riconosciuto il suo significato di elemento transadriatico, estrema penetrazione verso occidente di un tipico albero orientale, diffuso lungo le sponde fluviali, ma spesso risalente come a Creta e in Sicilia, nelle valli che sfociano verso il mare.

Per l’elevata tolleranza all’inquinamento e alle potature, il platano è uno degli alberi più utilizzati e diffusi nei parchi e lungo i viali cittadini. Il suo legno veniva impiegato in passato dai fornai per la costruzione delle pale con cui veniva infornato il pane, essendo un legno molto resistente all’usura e al calore del forno.
I Romani sostenevano che questo albero tenesse lontano i pipistrelli che erano considerati di auspicio negativo. Nella mitologia greca si riteneva che il platano fosse stato scelto da Giove per festeggiare lo sposalizio con Giunone e il grande filosofo Socrate sembra che tenesse le sue lezioni sotto un grande platano secolare.

L’albero era noto solo agli amanti della natura e dei grandi alberi del luogo, ma da quando l’associazione Patriarchi della Natura lo ha immortalato e inserito nella copertina del libro “Albero straordinari d’Italia” (realizzato col supporto della fondazione Bracco), presentato a Roma presso il Ministero dell’Agricoltura e a Milano nel 2019 in occasione della manifestazione Book City, è diventato il patriarca più famoso d’Italia.

Ma Curinga rivelò a Sergio Guidi e Domenico Plauto Battaglia, rispettivamente presidente e socio dell’associazione Patriarchi, un’altra grande sorpresa nel 2009 quando giunsero in visita al grande platano: vicino alla chiesetta della Madonna del Soccorso che si incontra poco prima di arrivare in paese per chi proviene da Acconia, vegetava allora un altro albero di insolite dimensioni e da primato nazionale: un pioppo nero (Populus nigra Linné), che raggiungeva alla base una circonferenza di ben 10,70 metro, quasi un record in Italia: ebbene purtroppo oggi questo grande patriarca non esiste più, essendo caduto a terra alcuni anni fa a seguito di eventi meteorici avversi.

Il pioppo aveva il tronco completamente cavo e quindi la sua staticità era precaria, ma si poteva salvare con interventi di consolidamento.

Per evitare che anche il platano di Curinga faccia la stessa fine, visto che anch’esso presenta il tronco completamente cavo, l’associazione Patriarchi sta tentando di riprodurlo al fine di conservarne il prezioso corredo genetico. Se la riproduzione andrà a buon fine il gemello del grande platano verrà conservato nella banca genetica che il presidente Guidi ha messo a punto negli anni.

Clicca qui per guardare il servizio andato in onda sul TG1 RAI del 23/02/2021