I FRUTTI DEGLI ALBERI PIÚ ANTICHI ALL’EXPO MILANO 2015

Grazie alla sensibilità della presidente di Expo 2015 Diana Bracco da fine settembre è stato possibile allestire al padiglione Italia una mostra speciale coi frutti veri dei grandi patriarchi arborei italiani, frutti che hanno resistito fino alla fine dell’Expo senza deteriorarsi nonostante le migliaia di visitatori; questo è stato possibile grazie alla grande rusticità dei frutti antichi.

Tale esposizione è stata organizzata dalla Associazione Nazionale Patriarchi della Natura presieduta dall’agronomo Sergio Guidi. Erano presenti i frutti di sei regioni, da Sud a Nord: Sicilia, Sardegna, Umbria, Emilia-Romagna, Lombardia, Trento-Bolzano. Fra i frutti più singolari: i grappoli dell’uva Versoaln prodotta dalla vite più grande, e forse più antica, del mondo (400 anni in un castello presso Merano, oltre trecento bottiglie di vino bianco all’anno) le noci del grande Noce dei Trocchi umbro (6 metri di circonferenza, trecento anni), le pere cocomerine di Romagna, dalla stessa zona il melograno di Faenza con frutti enormi, anche più di 1 kg e mezzo, l’uva Corinto piantata dai Greci in Sicilia, le olive selvatiche dell’albero più antico d’Italia, l’ogliastro di Luras presso Tempio Pausania, di almeno 3500 anni.

All’interno di Expo Milano 2015 una sala al terzo piano del Padiglione Italia è stata dedicata alla esposizione dei frutti (mele, pere, uva, sorbe, olive, giuggiole, cotogne, melagrane, ecc.) dei Patriarchi vecchi di secoli o di millenni, con una serie di tele stampate in Romagna da Pascucci ideate dal poeta Tonino Guerra.

Con questa mostra si è voluto riproporre alcuni temi di fondo: a) la tutela e il recupero della biodiversità vegetale italiana, ancora ricca ma in fase di impoverimento; b) il riuso nelle colture normali di genomi resistentissimi ai secoli, ai mutamenti climatici, ai parassiti; c) la riscoperta di un arco stagionale di varietà – da quelle precoci a quelle tardive – che possono evitare la lunga conservazione in frigo; d) la scoperta per molti di sapori e di profumi che le colture di tipo “industriale” hanno appiattito o fatto sparire.

Da fine settembre fino alla chiusura di Expo la mostra ha arricchito il vivaio Italia, dove era stata piantata la pianta simbolo delle varie regioni italiane: dai vitigni del Friuli, ai castagni della Toscana, agli agrumi della Sicilia. Le tele romagnole stampate a ruggine con gli alberi dipinti e le frasi di Tonino Guerra hanno fatto da contorno appoggiate alle pareti a vetro da cui si poteva ammirare il grande albero della vita.